La paura di volare si supera con un percorso personalizzato

Una ricerca realizzata con l'obiettivo di analizzare gli stili comportamentali delle persone che hanno paura di volare ha coinvolto ben 9.166 persone (di età compresa tra i 17 e i 70 anni). I soggetti hanno compilato online dei questionari relativi al volo e in particolare: il FAM – Flight Anxiety Modality per misurare i sintomi cognitivi e somatici della paura di volare, e il MBSS – Miller Behavioral Style Scale per capire lo stile attentivo con cui si affrontano le situazioni ritenute pericolose. I risultati sono molto interessanti ed evidenziano l'enorme differenza individuale che esiste tra chi soffre della paura di volare. Ad esempio c’è chi monitora (cerca e accumula informazioni con il rischio di incrementare solo l'ansia), chi cerca di distrarsi, chi utilizza alcol o ansiolitici (come lo Xanax) e chi evita l'esposizione a stimoli ansiogeni. L’obiettivo della ricerca era quello di comprendere quanto è diffusa l'aerofobia e come gli stili cognitivi e i pattern emozionali individuali si associano ai livelli di ansia da volo.
La paura di volare non è uguale per tutti
Il primo dato importante che emerge è che la paura di volare assume forme differenti in ogni persona. Per questa ragione un approccio standard può risultare poco efficace. Infatti la paura è eterogenea. Non è “una sola cosa”: combina timore dell’incidente, la claustrofobia, la paura di perdere il controllo, il timore di trovarsi in spazi affollati e, in alcuni, il timore di avere un attacco di panico in volo. Per questo due passeggeri “ansiosi” possono avere meccanismi molto diversi. Emerge anche una differenza legata al genere ad esempio le donne riportano, in media, punteggi FAM più alti degli uomini (2,96 vs 2,55 su 5; differenza altamente significativa). Questo risultato è coerente con altri dati che sono già emersi sulle differenze di genere nei disturbi d’ansia. Inoltre emergono altri aspetti interessanti:
- La tendenza al controllo è centrale: più si monitora (alto MBSS con bassa “blunting”), più il FAM tende a salire: l’ipervigilanza sui segnali (del corpo o dell’aereo) può amplificare l’ansia (correlazione positiva, r≈.17).
- Chi non ha mai volato ha più timore dell'aereo: i “novizi” riportano FAM più elevato di chi ha già volato: l’evitamento incrementa l'ansia e la mente continua a produrre scenari catastrofici.
Le stime in letteratura occidentale oscillano tra il 10% e il 35% della popolazione che sperimenta qualche forma di paura di volare. Nel campione online l’ansia media (FAM=2,80) indica quantomeno una presenza non trascurabile di timori significativi.
Perché questi risultati sono importanti?
Ci ricordano che non si tratta di coraggio ma di processi psicologi sia cognitivi che emozionali. Inoltre questi risultati dimostrano come l’evitamento produce un incremento dell'ansia e come la corretta informazione, se data nel modo giusto, può aiutare chi tende a monitorare se inserita all'interno di un percorso di terapia. È importante ricordare che il campione nasce da un sito dedicato alla paura di volare: è probabile una selezione di persone già motivate dal tema (quindi i punteggi possono essere più alti della popolazione generale). Inoltre si tratta di autovalutazioni online: utili e valide, ma senza colloquio clinico o verifica di compliance. Questo non sminuisce i pattern emersi (genere, stile attentivo, ruolo dell’evitamento), ma invita a usare i risultati come un'indicazione clinica e non ovviamente durante una diagnosi individuale.
Non esiste un'unica forma di paura di volare ed è necessario un percorso personalizzato per superare l'aviofobia
Immagina due passeggeri seduti nella stessa fila di un aereo: stesso volo, stesso aeromobile, stessi annunci, stesso rumore dei motori, stesso decollo. Eppure uno stringe i braccioli in preda all'ansia, l’altro chiude gli occhi e monitora il respiro; uno si informa compulsivamente su meteo, l’altro evita ogni dettaglio per non “attivarsi”. Questa ricerca lo conferma con chiarezza: la paura di volare non descrive un problema omogeneo,ma un insieme di profili che combinano fattori sensoriali, cognitivi, corporei ed emozionali anche molto profondi. Quando questi elementi si allineano, l’ansia cresce; quando li smontiamo pezzo per pezzo, l’ansia cala. Per questa ragione la risposta efficace non è un protocollo standard, ma un percorso personalizzato. Skyconfidence nasce esattamente da questa esigenza personale: dall’incrocio tra letteratura scientifica ed esperienza clinica. Traduciamo i dati in scelte pratiche, misurabili e ripetibili. Non dei semplici “trucchi”, ma specifiche competenze, non “coraggio”, ma strumenti che modificano i meccanismi alla base dell’ansia.
Conclusione
- La paura di volare non è una questione di coraggio o di capacità; è il risultato di come portiamo l’attenzione e cosa facciamo quando l’ansia sale.
- La paura di volare presenta delle enormi differenze invidividuali. Ne consegue che è necessario personalizzare sempre il percorso per superare l'aerofobia.
- L'innovazione digitale è fondamentale per aiutare le persone a superare la paura di volare. In particolare l'uso combinato della Realtà Virtuale (VRT Virtual Reality Therapy), biofeedback, neurofeedback e di esperienze di volo reali o simulate forniscono il giusto supporto ma a patto di essere personalizzate in base alle caratteristiche della persona.
Bibliografia
Van Almen, K. L. M., & van Gerwen, L. J. (2013). Prevalence and Behavioral Styles of Fear of Flying. Aviation Psychology and Applied Human Factors, 3(1), 39–43.
Dott.Igor Graziato
Past Vice President
Ordine Psicologi Piemonte
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Virtual Reality Therapist
REB HP Register for Evidence-Based Hypnotherapy & Psychotherapy
AAvPA Member Australian Aviation Psychology Association
APA Member American Psychological Association
ABCT Member Association for Behavioral and Cognitive Therapies
Division 30 Society of Psychological Hypnosis (APA)
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