Fattori che influenzano il trattamento della paura di volare

La paura di volare, è una fobia specifica che può compromettere significativamente la qualità della vita di chi ne soffre. Il trattamento basato sull'esposizione graduale rappresenta una delle strategie più efficaci per superare questa condizione. Tuttavia, non tutti i pazienti rispondono allo stesso modo: alcuni mostrano un miglioramento rapido, mentre altri necessitano di più sessioni. Questo studio, condotto da Xavier Bornas e collaboratori, ha esaminato il ruolo della flessibilità autonoma nella velocità del cambiamento durante il trattamento dell'aviophobia.
Obiettivi della ricerca sulla paura di volare
La ricerca si è concentrata sull’analisi dei meccanismi che influenzano l’efficacia del trattamento della paura di volare, con l’obiettivo di comprendere perché alcuni pazienti migliorano più rapidamente di altri, pur ricevendo lo stesso tipo di intervento terapeutico. In particolare, lo studio ha esaminato il ruolo dei fattori fisiologici, come la capacità di adattamento del Sistema Nervoso Autonomo, nel favorire l’adattamento emotivo e la riduzione dell’ansia. Lo studio ha testato due ipotesi principali:
- Variazioni nei ritmi di progresso terapeutico: i pazienti con paura di volare mostrano ritmi di miglioramento differenti, anche quando ricevono lo stesso trattamento.
- Ruolo della flessibilità autonoma: la flessibilità autonoma, misurata attraverso la variabilità della frequenza cardiaca (HRV - Heart Rate Variability), dovrebbe essere correlata con una maggiore velocità di miglioramento durante il trattamento.
I risultati di questa indagine contribuiscono a una comprensione più profonda dei processi di cambiamento terapeutico nella fobia del volo, sottolineando come i parametri fisiologici — in particolare la HRV — possano rappresentare indicatori significativi della capacità di adattamento e regolazione emotiva. Queste evidenze aprono la strada a un modo nuovo di concepire la terapia, sempre più centrato sulla persona. La misurazione della risposta autonoma non rappresenta soltanto un indicatore del progresso clinico, ma un vero e proprio strumento per comprendere e ottimizzare il percorso terapeutico in base alle caratteristiche fisiologiche e psicologiche di ciascun paziente.
Lo studio, condotto su 37 pazienti con diagnosi di aerofobia, ha utilizzato un trattamento assistito da computer per affrontare la paura di volare. I partecipanti sono stati suddivisi in funzione del numero di sessioni di esposizione necessarie a ottenere una riduzione significativa dell’ansia, consentendo di osservare con precisione le diverse traiettorie di cambiamento.
Le principali variabili analizzate includevano:
- WSRC (Within-Session Rate of Change): il ritmo di cambiamento osservato all’interno di ogni sessione terapeutica;
- Numero totale di sessioni: la quantità di esposizioni necessarie per raggiungere un miglioramento clinico stabile;
- HRV (Heart Rate Variability): un indicatore della flessibilità autonoma, ossia della capacità del sistema nervoso di adattarsi in modo dinamico alle richieste emotive e ambientali.
Insieme, questi elementi delineano un quadro più ricco e integrato della terapia dell’aerofobia, in cui la componente fisiologica non è più un semplice sfondo, ma parte attiva e misurabile del cambiamento psicologico.
Implicazioni cliniche sulla paura di volare
I risultati dello studio offrono uno sguardo concreto su come mente e corpo si intreccino nel percorso terapeutico. È emersa infatti una relazione chiara: chi migliorava più rapidamente aveva bisogno di un numero minore di sessioni per raggiungere i propri obiettivi. In altre parole, la velocità del cambiamento non dipende solo dal tipo di intervento, ma anche dalle risorse interne del paziente. Il ruolo della flessibilità autonoma, misurata attraverso la variabilità della frequenza cardiaca, è stato in parte confermato. I pazienti con una maggiore capacità di regolazione fisiologica mostravano un adattamento più rapido, come se il loro sistema nervoso sapesse “armonizzarsi” meglio alle richieste della terapia. Questo legame tra corpo e mente suggerisce una direzione promettente per la psicologia clinica: integrare le misure fisiologiche nei percorsi terapeutici non solo per monitorare i progressi, ma per comprendere più a fondo come le persone cambiano — e perché alcune riescono a farlo con maggiore naturalezza.
Dalla ricerca alla pratica: come SkyConfidence un approccio evidence based alla paura di volare
Il programma SkyConfidence® si fonda proprio su questi principi scientifici, integrando la realtà virtuale (Virtual Reality Therapy) con strumenti di monitoraggio fisiologico per creare percorsi terapeutici realmente personalizzati. Durante le sessioni di esposizione in realtà virtuale, i pazienti affrontano gradualmente le situazioni che generano ansia — dal semplice ingresso in aeroporto fino al decollo — mentre parametri come la frequenza cardiaca e la variabilità (HRV) vengono osservati come indicatori della risposta autonoma. Questi dati non servono solo a misurare l’ansia, ma a comprendere come il corpo si adatta nel corso del trattamento. Le persone con una maggiore flessibilità autonoma tendono a regolare meglio le emozioni e a trarre beneficio più rapidamente dalle esposizioni. Al contrario, chi mostra una risposta fisiologica più rigida può essere accompagnato con tecniche mirate di rilassamento, respirazione, ipnosi evidence based e biofeedback, pensate per allenare la regolazione corporea e favorire l’adattamento. In questo modo, SkyConfidence traduce i risultati della ricerca in un approccio terapeutico concreto, dove la tecnologia immersiva e la scienza della fisiologia emotiva lavorano insieme per restituire al paziente una sensazione di controllo, sicurezza e fiducia nel volo.
Sintesi
- I risultati suggeriscono che la velocità di miglioramento durante il trattamento dell'aviophobia è influenzata dalla flessibilità autonoma.
- I pazienti con maggiore variabilità della frequenza cardiaca rispondono più rapidamente alla terapia. Questi dati potrebbero avere importanti implicazioni cliniche, suggerendo che:
- La misurazione della HRV potrebbe essere utilizzata per personalizzare i trattamenti.
- Strategie per migliorare la flessibilità autonoma (ad es. tecniche di rilassamento, biofeedback) potrebbero essere integrate nei programmi terapeutici.
- Studi futuri potrebbero approfondire questi risultati ampliando il campione e considerando altri fattori individuali che influenzano la risposta al trattamento.
- L'integrazione di misure fisiologiche nella valutazione e personalizzazione della terapia potrebbe rappresentare un passo avanti nella gestione della paura di volare.
Bibliografia
Bornas X, Gelabert JM, Llabrés J, Balle M, Tortella-Feliu M. Slope of change throughout exposure treatment for flight phobia: the role of autonomic flexibility. J Clin Psychol. 2011 Jun;67(6):550-60.
Dott.Igor Graziato
Past Vice President
Ordine Psicologi Piemonte
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Virtual Reality Therapist
REB HP Register for Evidence-Based Hypnotherapy & Psychotherapy
AAvPA Member Australian Aviation Psychology Association
APA Member American Psychological Association
ABCT Member Association for Behavioral and Cognitive Therapies
Division 30 Society of Psychological Hypnosis (APA)
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