Fobia del volo: come le sensazioni corporee alimentano l’ansia

Fobia del volo: come le sensazioni corporee alimentano l’ansia

Nonostante l’aereo sia oggi uno dei mezzi più sicuri e diffusi, per molte persone rappresenta ancora una fonte di profonda ansia. La paura di volare (aerofobia o aviofobia) è classificata come fobia specifica di tipo situazionale nel DSM-5. Ma perché proprio volare, tra tutte le esperienze quotidiane, genera tanta paura? Oltre alla consapevolezza del non avere il controllo o alla paura dell'altezza (acrofobia), uno studio condotto da Vanden Bogaerde, Derom e De Raedt (2011) suggerisce che un fattore fondamentale possa essere la sensibilità interocettiva, ovvero la capacità di percepire segnali provenienti dal proprio corpo, in particolare quelli legati al respiro.

La paura di volare: l’ipotesi interocettiva

L’interocettività è la nostra capacità di sentire ciò che accade dentro di noi: battito cardiaco, respiro, tensione muscolare. Questa funzione è fondamentale per l’autoregolazione, ma può diventare fonte di ansia se amplificata e mal interpretata. Lo studio mostra che le persone con paura di volare sono particolarmente sensibili ai segnali di soffocamento, come la resistenza respiratoria o la sensazione di mancanza d’aria, che possono presentarsi – anche lievemente – durante un volo a causa di fattori come ipossia  (bassi livelli di ossigeno) o aumentata CO₂ in cabina. Il campione comprendeva 38 studenti universitari, metà con paura di volare (FFG) e metà senza (CG). I partecipanti indossavano una maschera in grado di simulare una resistenza respiratoria. In una prima fase, svolgevano un compito di rilevamento di toni acustici mentre veniva introdotta la resistenza respiratoria, per valutare quanto questa interferisse con la performance. In una seconda fase, dovevano semplicemente segnalare la presenza della resistenza.

Cosa è emerso dalla ricerca?

  1. Tutti i partecipanti mostravano un rallentamento nei tempi di risposta durante il compito quando veniva introdotto un carico respiratorio, segno che questo tipo di stimolo disturba effettivamente l’attenzione.
  2. Tuttavia, solo il gruppo con paura di volare era significativamente più preciso nel rilevare la resistenza respiratoria, suggerendo una maggiore consapevolezza interocettiva.
  3. Questa accuratezza era anche legata a una maggiore percezione soggettiva di sintomi fisici, come oppressione toracica, mancanza d’aria, vertigini.

Una maggiore sensibilità del corpo può incrementare la paura di volare

Le persone che soffrono di paura di volare sembrano vivere il volo come una situazione in cui il proprio corpo si trasforma in un campo di allerta costante. Anche lievi variazioni fisiologiche  — come un battito cardiaco accelerato o una sensazione di calore — vengono percepite in modo amplificato e interpretate come segnali premonitori di pericolo. È come se l’ambiente dell’aereo potenziasse una “lente interna” ipersensibile, capace di trasformare ogni sensazione corporea in un presagio di catastrofe imminente. Questa ipervigilanza  interocettiva non è un fenomeno nuovo: è ben descritta nei disturbi di panico e nell’ansia generalizzata. Tuttavia, ciò che emerge con forza da questo studio è che anche una fobia situazionale, come quella del volo, può attivare meccanismi simili, sottolineando quanto la percezione del corpo giochi un ruolo centrale nell’esperienza della paura di volare.

Quali sono le implicazioni cliniche?

Questi risultati suggeriscono che gli interventi terapeutici per la paura di volare – solitamente basati su tecniche di esposizione o ristrutturazione cognitiva – potrebbero essere potenziati da strategie che lavorino direttamente sull’interocezione. Ad esempio:

  • Mindfulness e body scan, per sviluppare una relazione più neutra e accettante con le sensazioni corporee.
  • Biofeedback respiratorio, per aiutare il paziente a regolare e interpretare correttamente le variazioni fisiologiche.
  • Tecniche di esposizione interocettiva, come la respirazione attraverso una cannuccia o l’uso controllato di CO₂, per desensibilizzare la reazione a sensazioni respiratorie disturbanti.

In definitiva, affrontare la paura di volare non significa solo modificare pensieri catastrofici o abituarsi gradualmente alla situazione temuta. Significa anche intervenire sulla modalità con cui il corpo viene percepito e interpretato. Integrare strategie focalizzate sull’interocezione  nei protocolli terapeutici potrebbe rappresentare un’evoluzione importante, capace di ridurre la sensibilità alle sensazioni corporee  e di aumentare la tolleranza all’incertezza fisiologica. Un approccio più completo e profondo, che mira non solo a volare senza paura, ma a volare riconnettendosi con sé stessi.

Conclusioni
  • La paura di volare non è solo paura di un incidente o di perdere il controllo: per molte persone è paura del proprio corpo, di ciò che potrebbe accadere dentro di sé quando l’ambiente si fa claustrofobico, il respiro cambia, il cuore accelera.
  • Comprendere la natura interocettiva di questa fobia apre nuove prospettive terapeutiche e restituisce dignità alla sofferenza di chi – magari deriso per la propria paura – lotta in silenzio con un’allerta costante che viene da dentro.
  • Il trattamento basato sulla Virtual Reality Therapy consente di lavorare proprio su questi aspetti riducendo le sensazioni sgradevoli legate al volo in aereo.
Bibliografia

Vanden Bogaerde A, Derom E, De Raedt R. Increased interoceptive awareness in fear of flying: sensitivity to suffocation signals. Behav Res Ther. 2011 Jun;49(6-7):427-32. doi: 10.1016/j.brat.2011.03.011. Epub 2011 Apr 7. PMID: 21561600.

Dott.Igor Graziato

Past Vice President Ordine Psicologi Piemonte

Psicologo del lavoro e delle organizzazioni

Specialista in Psicoterapia

Virtual Reality Therapist

REB HP Register for Evidence-Based Hypnotherapy & Psychotherapy
AAvPA Member Australian Aviation Psychology Association

APA Member American Psychological Association

ABCT Member Association for Behavioral and Cognitive Therapies

Division 30 Society of Psychological Hypnosis (APA)

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