Superga, 4 maggio 1949: la tragedia che spezzò il Grande Torino

Alle ore 17:04 del 4 maggio 1949, un aereo Fiat G.212CP con marche I-ELCE, operato dalla compagnia Avio Linee Italiane, si schiantò contro la collina di Superga, a est di Torino. A bordo si trovavano 31 persone: 27 passeggeri, in gran parte giocatori, dirigenti e tecnici del leggendario club calcistico Grande Torino, e 4 membri dell’equipaggio. Nessuno sopravvisse. L’aereo era in fase di discesa verso l’aeroporto di Torino-Aeritalia (ICAO: LIMA) in condizioni meteorologiche estremamente avverse, con pioggia battente, nebbia fitta e visibilità ridotta. Per l’avvicinamento, l’equipaggio stava utilizzando un radiofaro NDB (Non-Directional Beacon) per allinearsi alla pista 28, ma questo sistema non forniva indicazioni altimetriche (nessuna guida verticale, come invece accade con il moderno ILS). Una volta sorvolata la città, il velivolo si trovava fuori asse rispetto al sentiero di discesa e, probabilmente a causa della visibilità nulla, i piloti non si accorsero della presenza della collina di Superga, alta 672 metri. L’impatto avvenne contro il muro posteriore della Basilica, distruggendo l’aereo e uccidendo tutti gli occupanti all’istante.
Il velivolo: un gigante della tecnologia italiana del dopoguerra
Il Fiat G.212CP I-ELCE era un trimotore interamente metallico, progettato inizialmente come aereo da trasporto militare e poi riconvertito per uso civile. Prodotto tra il 1947 e il 1950 in un numero limitato di esemplari (tra 19 e 26 secondo diverse fonti), rappresentava uno degli sforzi dell’industria aeronautica italiana per rialzarsi dopo la Seconda Guerra Mondiale. La versione CP era destinata al trasporto passeggeri. Il G.212CP era lungo 23,06 metri, con un’apertura alare di 29,33 metri e un’altezza totale di 8,13 metri. Il suo peso a vuoto era di 11.223 kg, mentre il peso massimo al decollo arrivava a 17.436 kg. Era alimentato da tre motori radiali Pratt & Whitney R-1830 Twin Wasp S1C3-G, ciascuno capace di erogare 1.200 cavalli al decollo, azionando eliche tripala a passo variabile. Questi motori, originari degli Stati Uniti, erano noti per la loro affidabilità ed erano stati ampiamente impiegati durante il conflitto mondiale. L’aereo poteva raggiungere una velocità di crociera di circa 296 km/h, con una velocità massima di 389 km/h. Il suo raggio d’azione era di 3.000 chilometri, con un tetto operativo di 7.498 metri.

Un volo tragico per un destino ancora più tragico
Quel giorno, la squadra del Torino stava rientrando da Lisbona, dove aveva disputato un’amichevole contro il Benfica, organizzata in onore del capitano portoghese Francisco Ferreira. La trasferta era anche un gesto di cortesia tra club e un’occasione per rinsaldare legami internazionali. Nessuno poteva immaginare che quel volo sarebbe diventato una delle più grandi tragedie della storia dello sport mondiale. Tra le vittime figuravano i più grandi nomi del calcio italiano dell’epoca: Valentino Mazzola, capitan futuro anche della Nazionale, Ezio Loik, Mario Rigamonti, Guglielmo Gabetto, e molti altri. Il Grande Torino era considerato una delle squadre più forti di tutti i tempi, avendo vinto cinque scudetti consecutivi e rappresentando l’ossatura della Nazionale italiana.
Le cause dell’incidente: una combinazione fatale
L’inchiesta successiva attribuì l’incidente a un errore di navigazione causato dalle condizioni meteo proibitive e dall’assenza di un sistema moderno di avvicinamento strumentale. In pratica, i piloti non disponevano di informazioni altimetriche precise, e si trovarono a seguire un avvicinamento "cieco" in una zona collinare, dove anche pochi metri di errore potevano risultare fatali. La decisione di non dirottare il volo verso un altro aeroporto con condizioni migliori o dotato di strumentazione più moderna resta una delle questioni più discusse dell’incidente. Va ricordato che nel 1949 il trasporto aereo era ancora in fase di sviluppo e la sicurezza dei voli, soprattutto in condizioni meteo difficili, era lontana dagli standard attuali.
Un'eredità incancellabile
La tragedia di Superga non fu solo una ferita sportiva, ma un lutto nazionale. Oltre 500.000 persone affollarono le strade di Torino per l’ultimo saluto alla squadra. Da allora, il 4 maggio è diventato un giorno di commemorazione, con una cerimonia che ogni anno si tiene proprio sul luogo dell’impatto, davanti al muro della Basilica dove una lapide ricorda i nomi dei caduti. Quel volo spezzato contro la nebbia non fu soltanto la fine di una squadra: fu la fine di un’epoca. Ma il mito del Grande Torino continua a vivere, alimentato dalla memoria, dalla passione e da una storia che, seppur drammatica, è divenuta leggenda.

Il confronto con l’aviazione moderna: cosa è cambiato da allora
L’incidente di Superga avvenne in un’epoca in cui il volo commerciale era ancora agli albori. La navigazione strumentale si basava su tecnologie analogiche, i radar di sorveglianza erano poco diffusi, e le comunicazioni radio avevano limiti significativi. Ma soprattutto, la cultura della sicurezza non era ancora codificata come oggi. Infattii, un incidente simile sarebbe oggi altamente improbabile, grazie a:
- Sistemi di avvicinamento di precisione: quasi tutti gli aeroporti principali sono dotati di ILS o sistemi GNSS avanzati, che guidano il pilota con estrema precisione lungo un sentiero verticale e orizzontale, anche in condizioni di visibilità zero.
- Cockpit moderni: gli aerei odierni dispongono di strumenti digitali, allarmi di prossimità al suolo (GPWS/EGPWS) e sistemi antincursione (TCAS) che avvertono in tempo reale se un ostacolo o un’altra aeromobile rappresentano un rischio.
- Formazione e simulazione: i piloti sono addestrati a gestire una varietà di scenari critici tramite simulatori ad alta fedeltà, incluso il volo strumentale in condizioni meteo estreme.
- Cultura della sicurezza: l’aviazione moderna adotta un approccio proattivo alla prevenzione degli incidenti, con indagini sistemiche, report volontari di errori (Just Culture) e analisi continue delle prestazioni operative.
Se il volo del Grande Torino si fosse svolto con le tecnologie e le procedure odierne, quasi certamente l’incidente non sarebbe accaduto. Un sistema moderno avrebbe rilevato la quota troppo bassa, avvertito l’equipaggio, o addirittura corretto autonomamente la traiettoria (come fanno oggi alcuni sistemi di volo assistito).
Dalla tragedia alla consapevolezza: un’eredità che ha spinto il cambiamento
L’incidente di Superga, al pari di altri eventi tragici della storia dell’aviazione (come quello di Monaco nel 1958 o di Tenerife nel 1977), ha contribuito a costruire la consapevolezza della necessità di miglioramenti tecnici, normativi e culturali nel settore aeronautico. L’odierna aviazione civile è il mezzo di trasporto più sicuro al mondo, proprio perché ha saputo apprendere dai propri errori. Ogni incidente è stato analizzato a fondo, e le lezioni apprese si sono trasformate in nuovi standard, nuove tecnologie, nuove forme di addestramento. Ogni 4 maggio, si commemorano le vittime di Superga non solo per ricordare la grandezza sportiva del Torino, ma anche per riflettere su quanto la tecnologia e la cultura della sicurezza abbiano trasformato il volo da rischio pionieristico a routine affidabile. Il volo che quel giorno si infranse contro la nebbia è diventato parte integrante della storia italiana e della memoria collettiva di un Paese. Ma è anche una pietra miliare nel lungo percorso verso un’aviazione più sicura, più giusta e più umana.
In sintesi
- La tragedia di Superga (1949): il 4 maggio 1949, un Fiat G.212CP si schiantò contro la Basilica di Superga durante l’avvicinamento all’aeroporto di Torino-Aeritalia in condizioni meteo proibitive. Morirono 31 persone, tra cui l’intera squadra del Grande Torino.
- Cause dell’incidente: l’equipaggio utilizzava un radiofaro NDB, privo di guida verticale, senza supporti moderni come l’ILS. La nebbia e la mancanza di visibilità impedirono ai piloti di evitare la collina.
- Tecnologie limitate dell’epoca: il volo strumentale era poco sviluppato, i sistemi di allerta assenti, e la cultura della sicurezza ancora agli inizi. L’aviazione civile era in una fase pionieristica.
- Confronto con l’aviazione moderna: oggi l’aviazione dispone di ILS, radar avanzati, GPS, sistemi di allerta anticollisione e formazione continua dei piloti. Incidenti simili sono diventati estremamente rari.
- L’eredità di Superga: la tragedia ha segnato un punto di svolta simbolico nella storia del volo, ricordando quanto l’innovazione tecnologica e la cultura della sicurezza abbiano reso il volo moderno sicuro e affidabile.
Dott.Igor Graziato
Past Vice President
Ordine Psicologi Piemonte
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Virtual Reality Therapist
REB HP Register for Evidence-Based Hypnotherapy & Psychotherapy
AAvPA Member Australian Aviation Psychology Association
APA Member American Psychological Association
ABCT Member Association for Behavioral and Cognitive Therapies
Division 30 Society of Psychological Hypnosis (APA)