Perché la cabina dell’aereo è pressurizzata?

Quando saliamo su un aereo e ci sistemiamo comodamente al nostro posto, difficilmente pensiamo a un aspetto fondamentale del volo: la pressurizzazione della cabina. Eppure, questo invisibile ma vitale sistema è ciò che ci permette di respirare normalmente a oltre 11.000 metri di altitudine. Gli aerei commerciali viaggiano a un’altitudine di crociera che si aggira intorno ai 36.000 piedi, ovvero circa 11.000 metri. A questa quota, l’aria è estremamente rarefatta: la pressione atmosferica è solo un terzo rispetto a quella a livello del mare, e la quantità di ossigeno disponibile non è sufficiente per la sopravvivenza umana. Senza protezioni, un essere umano perderebbe conoscenza in pochi minuti.
Cosa succede al corpo umano in alta quota?
Chi pratica alpinismo estremo conosce bene la “zona della morte”, ovvero la fascia sopra i 7.000 metri (23.000 piedi) in cui il corpo umano inizia a soffrire per la mancanza di ossigeno. A quelle altezze, si verifica una condizione chiamata ipossia: l’ossigeno nel sangue diminuisce al punto da compromettere le funzioni vitali. Si possono verificare:
- confusione mentale;
- debolezza;
- perdita di coscienza;
- danni neurologici, in casi gravi.
Per questo motivo, in volo è essenziale garantire costantemente un ambiente pressurizzato, che mantenga i livelli di ossigeno sufficienti a preservare le funzioni cognitive e fisiologiche. Anche una breve esposizione a quote elevate senza adeguata pressurizzazione può causare un rapido deterioramento dello stato di coscienza, mettendo a rischio la sicurezza dell’intero equipaggio e dei passeggeri. La cabina pressurizzata è quindi molto più di un comfort: è una condizione indispensabile per la sopravvivenza in alta quota, che consente di volare in sicurezza anche a decine di chilometri da terra.
Come funziona la pressurizzazione in cabina?
Per evitare che i passeggeri soffrano gli effetti dell’altitudine, la cabina viene artificialmente pressurizzata durante il volo. Ma attenzione: non viene ricreata la pressione del livello del mare, bensì un valore intermedio, equivalente a circa 2.500 metri (8.000 piedi). A questa “altitudine simulata”, il nostro corpo riesce a funzionare normalmente, anche per diverse ore. Come funziona il sistema di pressurazione? Vediamolo insieme:
- l’aria esterna è prelevata dai motori dell’aereo.
- Un compressore la comprime e la riscalda.
- Viene quindi raffreddata in un’apposita unità.
- L’aria trattata entra nel sistema di condizionamento della cabina.
- Viene mescolata con aria già presente per mantenere temperatura e pressione costanti.
Il tutto avviene in modo automatico e continuo, controllato da sofisticati sensori e computer di bordo.
E se il sistema si guasta?
Anche in aviazione, il principio della ridondanza è sacro. In caso di malfunzionamento:
- la pressione può essere regolata manualmente dai piloti.
- se si verifica un guasto totale (evento rarissimo), scendono automaticamente le maschere di ossigeno.
Le maschere non sono segno di un disastro imminente, ma una misura di sicurezza efficace e collaudata. Sono parte di un protocollo che permette a piloti e passeggeri di respirare e mantenere la lucidità fino al ritorno in una zona sicura.
Perché scendono le maschere di ossigeno?
Le maschere di ossigeno scendono automaticamente quando si verifica una perdita di pressurizzazione nella cabina dell’aereo, cioè quando la pressione dell’aria interna scende sotto un livello di sicurezza. Questo accade perché, a quote elevate (oltre i 3.000 metri), l’aria è troppo rarefatta per respirare normalmente. È importante ricordare che:
- ogni passeggero ha accesso a una maschera, più una extra ogni due sedili (per bambini in braccio o membri dell’equipaggio).
- le maschere d'ossigeno forniscono ossigeno per circa 15-20 minuti, il tempo necessario per una rapida discesa a un’altitudine sicura (sotto i 3.000 metri). A quel punto si può respirare normalmente e l’aereo atterra nel più vicino aeroporto.
Anche i bambini seduti in grembo ricevono ossigeno: le maschere sono in numero maggiore rispetto ai passeggeri, e il personale di bordo è addestrato a intervenire in pochi secondi. L’intero sistema è progettato per garantire sicurezza, comfort e resilienza, anche nelle situazioni più impreviste.
Un messaggio rassicurante per i passeggeri
Anche se vedere le maschere d’ossigeno scendere può sembrare spaventoso, è importante sapere che si tratta di una misura di protezione, non di pericolo imminente. Gli aerei commerciali sono progettati per affrontare questo tipo di situazioni e i piloti sono addestrati a gestirle con calma e precisione. Le maschere sono lì per guadagnare tempo e sicurezza, mentre l’aereo scende a un’altitudine dove si può tornare a respirare normalmente. In pochi minuti, la situazione viene stabilizzata e il volo prosegue in sicurezza verso l’atterraggio. Chi ha paura può ricordarsi questo: non sei solo, e tutto è già stato previsto per proteggerti. Ogni dettaglio, ogni procedura, ogni maschera è pensata per assicurarti un viaggio sereno, anche nelle eventualità più rare.
In sintesi
- Gli aerei di linea volano a circa 11.000 metri di quota, dove l’aria è troppo rarefatta per respirare naturalmente.
- Oltre i 7.000 metri si entra nella “zona della morte”, dove il corpo umano può andare incontro a ipossia, una condizione pericolosa dovuta alla mancanza di ossigeno.
- Per evitare questo rischio, la cabina viene pressurizzata artificialmente a una quota simulata di circa 2.500 metri, sicura per la salute.
- L’aria viene compressa, raffreddata e filtrata tramite i motori e un sistema di condizionamento, per garantire pressione, ossigeno e comfort a bordo.
- In caso di guasto al sistema automatico, la pressione può essere regolata manualmente dai piloti.
- In situazioni estreme, le maschere di ossigeno scendono automaticamente per fornire aria respirabile per circa 15-20 minuti, il tempo necessario per una discesa rapida a una quota sicura.
- Sono previste maschere extra per bambini in braccio e personale in piedi: tutto è pensato per la massima protezione dei passeggeri.
- La discesa rapida e l’uso delle maschere non sono segno di disastro, ma procedure standard per garantire la sicurezza in volo.
- Volare oggi è estremamente sicuro: ogni sistema, incluso quello di pressurizzazione, è progettato con ridondanze, protocolli e addestramenti specifici.
Dott.Igor Graziato
Past Vice President
Ordine Psicologi Piemonte
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Virtual Reality Therapist
REB HP Register for Evidence-Based Hypnotherapy & Psychotherapy
AAvPA Member Australian Aviation Psychology Association
APA Member American Psychological Association
ABCT Member Association for Behavioral and Cognitive Therapies
Division 30 Society of Psychological Hypnosis (APA)