Mal di testa in aereo il rimegepant apre nuove prospettive

La cefalea da aereo (chiamata in inglese airplane headache - AH) è stata identificata per la prima volta nel 2004, quando Atkinson e Lee descrissero un dolore intenso, puntorio e unilaterale che compariva esclusivamente durante il volo. Nel 2013 è stata inserita nell’International Classification of Headache Disorders (ICHD-3) come cefalea attribuita a disturbi dell’omeostasi. La sua prevalenza è stimata tra l’1,3% e il 5% nella popolazione che viaggia in aereo, con un picco nei soggetti tra i 20 e i 40 anni e una lieve predominanza femminile. Nonostante la breve durata, l’impatto sulla qualità della vita può essere rilevante, in particolare nei viaggiatori frequenti. Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente informativo e divulgativo e non sostituiscono in alcun modo una valutazione o una consulenza medica professionale. L’airplane headache è una condizione che richiede una diagnosi accurata e un approccio terapeutico personalizzato. Prima di intraprendere qualsiasi trattamento, compreso l’uso di rimegepant o di altri farmaci citati, è fondamentale consultare il proprio medico curante o uno specialista qualificato.
Una nuova ricerca sul "mal di testa in aereo" apre nuove prospettive terapeutiche
La cefalea da aereo è una condizione rara e ancora poco compresa, che ha ricevuto scarsa attenzione sia nella ricerca clinica che nella pratica quotidiana. Nonostante possa avere un impatto significativo sulla qualità di vita di chi viaggia frequentemente, soprattutto per motivi professionali, non esistono ad oggi linee guida ufficiali per la sua diagnosi e gestione. Le terapie comunemente proposte — come farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), decongestionanti nasali o triptani — presentano efficacia limitata, benefici non costanti e, in alcuni casi, effetti collaterali che ne riducono l’uso a lungo termine. Questo rende la gestione dell’AH spesso un processo di tentativi ed errori, con risultati insoddisfacenti per molti pazienti. Il caso clinico presentato da Autunno et al. (2025) è di particolare rilievo perché introduce per la prima volta l’impiego di rimegepant, un antagonista del recettore del CGRP già utilizzato nel trattamento dell’emicrania, come possibile opzione terapeutica per "il mal di testa d'aereo". Il successo ottenuto in questo singolo caso apre nuove prospettive: da un lato suggerisce un potenziale ruolo del CGRP nella fisiopatologia di questa cefalea, dall’altro fornisce una base per pianificare studi clinici più ampi e controllati. Se ulteriori ricerche confermassero questi risultati, il rimegepant potrebbe non solo offrire una nuova via di trattamento per i pazienti refrattari alle terapie tradizionali, ma anche contribuire allo sviluppo di protocolli diagnostici e terapeutici standardizzati, colmando un vuoto importante nella medicina del dolore e nella medicina dell’aviazione.
Il caso clinico
Nell'articolo viene presentato il caso di una giovane donna di 28 anni, in buona salute generale, affetta da cefalea da aereo insorta al primo volo e recidivata in tutti i successivi viaggi aerei. Nonostante diversi tentativi terapeutici con farmaci di uso comune per la cefalea, i sintomi persistevano con intensità elevata. L’introduzione del rimegepant come profilassi pre-atterraggio ha portato a una completa remissione degli episodi, con conferma di efficacia fino a 10 mesi di follow-up e senza effetti collaterali.
- Paziente: donna di 28 anni, in buona salute generale.
- Storia: cefalea insorta per la prima volta due anni prima, in occasione del primo volo; recidiva in tutti i voli successivi (5 episodi).
- Pattern del dolore: trafittivo, orbito-frontale destro, senza sintomi autonomici, durata di circa 30 minuti post-atterraggio.
- Esami diagnostici: RM encefalo e valutazione ORL negative.
- Terapie provate:
- FANS: inefficaci
- Rizatriptan: parziale beneficio ma con effetti collaterali (costrizione toracica, vertigini)
- Sumatriptan spray: parziale beneficio, nessun effetto collaterale
- Intervento con rimegepant: 75 mg per via orale, 30 minuti prima dell’inizio della discesa.
- Risultato: assenza di dolore in tutti i voli successivi (6 voli in 6 mesi), confermata a 10 mesi di follow-up; nessun effetto collaterale.
Gli studi suggeriscono che l’AH derivi da un mismatch pressorio tra l’aria nei seni paranasali e la pressione atmosferica esterna, in particolare a livello dei seni etmoidali. Questo può determinare:
- Stimolazione meccanica delle terminazioni trigeminali.
- Rilascio di mediatori infiammatori (PGE2), con vasodilatazione e dolore.
- Attivazione del sistema trigemino-vascolare: meccanismo condiviso con l’emicrania, in cui il CGRP svolge un ruolo centrale.
- Fattore psicologico: ansia e stress da volo amplificano la percezione del dolore (dimostrato da livelli elevati di cortisolo in studi sperimentali).
La comprensione di questi meccanismi, che combinano componenti meccaniche, infiammatorie, neurovascolari e psicologiche, è essenziale per sviluppare strategie terapeutiche mirate. L’ipotesi di un coinvolgimento del CGRP, in particolare, apre prospettive interessanti per l’uso di farmaci già disponibili per l’emicrania — come il rimegepant — anche nella prevenzione dell’AH, offrendo un approccio più razionale rispetto ai trattamenti sintomatici tradizionali.
Rimegepant: meccanismo e vantaggi
- Classe: antagonista del recettore CGRP (gepant di seconda generazione).
- Effetto: blocca la vasodilatazione e l’infiammazione neurogena mediate dal CGRP.
- Vantaggi clinici:
- Sicuro in pazienti con malattie cardiovascolari (a differenza dei triptani)
- Buona tollerabilità
- Semplice somministrazione orale
- Svantaggi:
- Costo elevato
- Disponibilità limitata in alcune aree
- Evidenza scientifica ancora iniziale per l’AH
Sebbene questa forma di mal di testa sia una condizione rara, il suo impatto sulla qualità di vita dei pazienti — soprattutto nei viaggiatori frequenti — richiede un approccio diagnostico e terapeutico multidisciplinare. Il caso riportato con l’uso di rimegepant suggerisce che una gestione più mirata, basata su meccanismi fisiopatologici plausibili, possa offrire benefici concreti a chi non trova sollievo con le terapie tradizionali. Il caso apre scenari per:
- Neurologi: opzione per pazienti refrattari ai triptani o con controindicazioni cardiovascolari.
- Medici di base: sensibilizzazione al riconoscimento dell’AH e indirizzamento a specialisti.
- Otorinolaringoiatri: esclusione di patologie sinusali prima di confermare diagnosi di AH.
- Psicologi e terapeuti: gestione dell’ansia anticipatoria e della paura di volare che l’AH può generare.
Il riconoscimento precoce dell’AH e l’adozione di approcci terapeutici innovativi possono migliorare in modo significativo il benessere dei pazienti, riducendo non solo il dolore ma anche l’impatto psicologico e sociale legato all’evitamento del volo. L’esperienza con il rimegepant, pur limitata a un singolo caso, dimostra come l’integrazione di competenze mediche e psicologiche possa aprire nuove strade nella gestione di questa cefalea rara, favorendo una maggiore libertà e qualità di vita per chi viaggia.
Il futuro del trattamento della cefalea da aereo
L’esperienza positiva con il rimegepant in un singolo caso di airplane headache rappresenta un punto di partenza promettente, ma non sufficiente per definire nuovi standard terapeutici. È quindi fondamentale pianificare studi che possano confermare o smentire questi risultati preliminari, chiarendo al contempo i meccanismi fisiopatologici alla base della condizione.
- Studi randomizzati su campioni ampi, con monitoraggio oggettivo del dolore.
- Analisi del ruolo del CGRP con biomarcatori in vivo.
- Confronti diretti con triptani e FANS in termini di efficacia e tollerabilità.
- Valutazioni di costo-efficacia per un impiego su larga scala.
- Linee guida diagnostiche per ridurre la variabilità nella gestione clinica.
Questi obiettivi di ricerca, se perseguiti in modo coordinato, potrebbero portare non solo a validare l’efficacia del rimegepant per l’AH, ma anche a comprendere meglio la fisiopatologia di questa cefalea rara. Il risultato finale sarebbe la creazione di un quadro diagnostico e terapeutico condiviso, in grado di garantire ai pazienti cure più efficaci, sicure e personalizzate, migliorando al contempo la loro qualità di vita e riducendo il ricorso all’evitamento del volo e al potenziale sviluppo di una fobia specifica (aviofobia).
Bibliografia
Autunno M, De Luca M, Ferraù L, Rodolico C. Rimegepant in airplane headache treatment: a case report. J Med Case Rep. 2025 May 21;19(1):243.
Dott.Igor Graziato
Past Vice President
Ordine Psicologi Piemonte
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Virtual Reality Therapist
REB HP Register for Evidence-Based Hypnotherapy & Psychotherapy
AAvPA Member Australian Aviation Psychology Association
APA Member American Psychological Association
ABCT Member Association for Behavioral and Cognitive Therapies
Division 30 Society of Psychological Hypnosis (APA)
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